APAROKSHA-JNANA
Jnana, autoconoscenza o saggezza, di solito è classificata in Paroksha-jnana(saggezza indiretta, ricevuta da altri) e Aparoksha-jnana (saggezza diretta, immediata, non ricevuta da altri). La prima è acquisita di norma tramite libri e maestri, che sono necessari, ma che ci portano fino “all’Orlo” e non oltre, essi difatti possono solo porre il “Pane” della Saggezza sulla tavola. Sta a noiconsumare, digerire, assimilare. Allora ciò diviene Aparoksha-jnana.
Un conto è udire che su una collina c’è un tesoro (conoscenza per abitudinarietà), e un conto è andare direttamente sulla collina e constatarlo di persona (conoscenza diretta o per identità).
Perciò quando il “Pane” non è più pane ma è “noi”, siamo alla “Fine della conoscenza” e cioè il Vedanta: la conoscenza cessa di essere tale e diventa “noi”.
Per abbandonare l’istruzione e il condizionamento mentale ricevuto abbiamo bisogno di una vera guida per la Vita. Tutti gli Iniziati hanno affermato che fintantoché si è alla ricerca si ha bisogno di un vero Maestro. E’ chiaro che il vero Guru è interiore ed è Ishwara stesso o il Sé di ognuno, ma è altrettanto vero che il Guru interiore si manifesta come Guru esteriore per indirizzare il sadhaka.
Occorrono Hrt e Prema, Umiltà e Amore. Non esiste altro atteggiamento per accogliere la Verità dello Spirito.
Si seguono tre passi:
Shravana–E’ “Ascoltare” – Non è ancora accettazione – E’ come il Pane o il Cibo messo a tavola e che nessuno tocca,
2) Manana – E’ la “Riflessione” – E’ l’Insegnamento mantenuto stabile dalla mente in maniera che venga “riflesso” nello specchio della propria Buddhi o Intelligenza. E’ iniziare a nutrirsi. Ci possono essere dibattiti e colloqui fra gli adhikarin (discepoli qualificati), per rendere più chiaro l’Insegnamento;
3) Nidhidhyasana – E’ la “Contemplazione” – E’ il Samadhi dell’Ashtanga Yoga, il Pane è divenuto sangue del nostro sangue, vita della nostra vita, non è più Pane, è noi stessi.
Per arrivare a praticare correttamente i tre passi suddetti Sravana, Manana e Nididhyasana occorre “qualificarsi” con i seguenti (e precedenti) passi:
1) Viveka o Discriminazione – Distinguere tra Reale e irreale, Permanente e transitorio;
2) Vairagya o Non-Colorazione – Assenza totale di Colorazione e Condizionamento mentale –
Vairagya e Viveka camminano insieme e portano ad una condotta e pratica di vita che comporta:
3) Tapas o Pratiche Ascetiche –
A) Shama = Tranquillità, controllo mentale –
B) Dama = Autocontrollo, riservatezza, controllo dei sensi –
C) Uparati = Non-mondanità, controllo della mente –
D) Titiksha = Sopportazione, tolleranza –
E) Samadhana = Contemplazione, equilibrio mentale –
F) Shradda = Fede –
Tutte queste pratiche sono basate su:
4) Mumukshutva = Intenso desiderio di emancipazione.
Rtmbharaprajna; questa è ad un livello superiore alla retta conoscenza, che è basata sulla cognizione diretta o Pratyaksha. Come ben sappiamo, Pratyaksha è una vrtti, o modificazione mentale, anche se di natura corretta. Il livello superiore o Rtmbhara, si trova nel Samadhi, stato nel quale viene trasceso l’intelletto e vi troviamo gli strati profondi della coscienza situati al di là di esso.
Pertanto, il sadhaka dotato delle qualità sopradette deve giungere allo stato iniziale del Samadhi, ove sarà possibile per lui ricevere il “beneficio autentico” dell’insegnamento del Maestro. L’integrazione, risulterà da quanto il sadhaka saprà applicarsi in modo intensivo. Giunti a questo punto, la forma dell’incontro Guru-Shishya, varia da persona a persona: è questa l’autentica Upanishad che letteralmente vuole dire “sedersi, seduto accanto”.