Origini – Storia
Che cosa è lo Yoga? Lo Yoga è una disciplina totale.
L’uomo, fin dalla sua comparsa sul pianeta Terra, ha elaborato ed ha avuto a disposizione molti sistemi di vita, tutti più o meno efficaci e tutti tendenti al massimo grado di felicità relativa sulla terra.
Lo Yoga è uno di questi sistemi di vita.
Dopo diversi decenni dedicati alla pratica dello stesso, abbiamo estrapolato alcuni punti fondamentali che potrebbero aiutare diversi aspiranti allo Yoga a meglio indirizzarsi nella pratica di esso.
Lo Yoga è una disciplina antichissima, è un processo di sviluppo di tutte le nostre potenzialità al livello più alto; ha attraversato indenne il Tempo e lo Spazio per approdare a noi ed aiutarci a superare la fragilità della nostra vita.
Qui in occidente viene spesso frainteso più che in oriente. Succede comunque, ad ogni cosa che è e sa di antichità.
Millenni addietro le popolazioni hindu osservavano i Muni (asceti Yoga) abbandonare la società, vivere nelle foreste, eseguire pratiche strane. Da qui la deduzione che lo Yoga era per esseri non comuni. Certamente osservare che alcuni Yogin ingoiavano garze faceva pensare che lo Yoga era al di là di determinate possibilità. Tuttavia, non si pensava che se un uomo riesce a fare una cosa, anche un altro può riuscire a farla.
Altri tipici malintesi che si svilupparono furono una sorta di preteso misticismo, il credere che lo Yoga curasse infiniti malanni, che fosse un certo modo filosofico di guardare e vivere la vita, che non fosse per i padri di famiglia, mentre la Bhagavad Gita (sacro poema hindu) nei dialoghi tra Krishna ed Arjuna mostra esattamente il contrario, ecc.
Lo Yoga è semplicemente un modo di vivere la vita a più alti livelli ed è praticamente indirizzato ad ogni membro della società.
Comunque, ancora oggi, non tutti i malintesi sono stati fugati. Tipico malinteso odierno è il credere che sia semplicemente una disciplina fisica se non sportiva, o credere che esso sia per le donne, qui in occidente, mentre in India è l’esatto opposto.
Ora, per eliminare tutti questi malintesi, dobbiamo arrivare alle loro sorgenti, che sono quattro:
1) informazioni frammentarie;
2) conoscenza parziale, superficiale dello Yoga;
3) immaturità delle persone che trattano e trasmettono Yoga;
4)dimostrazione inadeguata (fachirismo, camminare sul fuoco, ecc.).
Questi quattro punti sono intimamente collegati tra loro e l’iniziando altro non deve fare che tenerli presenti.
Una volta sgomberato il campo da questi equivoci il praticante può affrontare l’arduo compito che gli prospetta lo Yoga.
Da quanto tempo si pratica lo Yoga? Da sempre.
Come dice Shri Aurobindo il vero Yoga altro non è che la vita vissuta naturalmente e pienamente, e pensare di voler circoscrivere a dei dati periodi lo Yoga significa circoscrivere la nostra visione della vita, mentre questa deve rimanere libere, senza confini.
Lo Yoga quindi è sempre esistito: a cicli alterni esso torna per riportare l’uomo all’essenza di se stesso. Esso è appartenuto ad altre civiltà, altre razze, altri mondi: non a caso nella Bhagavad Gita (IV,3) viene definito “arcaico” (puratana). Ma in questa civiltà quando cominciò ad essere maggiormente conosciuto? Quando ricominciò il processo di espansione?
Non c’è una data precisa: come già detto esso si perde nella notte dei tempi, e comunque si può affermare che lo Yoga di questo ciclo di civiltà veniva già praticato qualcosa come 10.000 anni fa, e abbiamo indicato una data modesta.
Gli studiosi, invece, grazie a rinvenimenti archeologici quali statuette, sigilli, reperti vari che raffigurano posizioni Yoga o altri suoi precipui aspetti, assegnano allo Yoga una età di 6.000 anni: è già qualcosa.
Questi rinvenimenti ebbero inizio all’incirca nel 1920 nella valle dell’Indo (attuale Pakistan), e portarono alla luce una civiltà degna di rivaleggiare con quella assiro-babilonese, egiziana, cinese, maya, ecc.
Sentiamo cosa ne pensa Sir John Marshall nella prefazione a “Mohenjo -Daro and the Indus Civilization”.
“Neppure per un istante si era immaginato che cinquemila anni fa …. il Panjab e il Sind se non anche altre regioni dell’India, godessero una propria civiltà avanzata e singolarmente uniforme, strettamente affine, ma per certi aspetti addirittura superiore a quella della Mesopotamia e dell’Egitto contemporanei. Eppure ciò è quanto le scoperte ad Harappa e Mohenjo-Daro ora attestano senza possibilità di dubbio. Esse mostrano i popoli dell’Indo del quarto e terzo millennio a.C. in possesso di una cultura altamente sviluppata in cui non si trova alcuna traccia dell’influenza indoaria.
Nella religione dei popoli dell’Indo vi è molto, naturalmente, per cui si potrebbe trovare un parallelo in altri paesi… Ma, considerata nell’insieme, la loro religione è così tipicamente indiana da essere a malapena distinguibile dall’induismo ancora vivente o almeno da quell’aspetto di esso che è legato all’animismo e ai culti di Shiva e della Dea Madre, tuttora le due forze più potenti nel culto popolare. Tra le molte rivelazioni che Mohenjo-Daro e Harappa avevano in serbo per noi, nessuna forse è più straordinaria della scoperta che lo scivaismo ha una storia che risale al Calcolitico o forse a un’età ancor più remota, e che perciò esso prende il posto della più antica fede vivente del mondo”.
I reperti portarono un buon contributo alla conoscenza dello Yoga, e oltre a questi gli studiosi ritrovarono anche nella letteratura hindu, vedi i Veda (antichi testi sacri indatabili), alcuni dei suoi componenti fondamentali quali i Mantra (formule, preghiere ritmate), il Prana (energia), Agni (il fuoco), Samyama (concentrazione, meditazione e integrazione), ecc.
Per il samyama basterebbe questo versetto: “Imbrigliano le loro menti, imbrigliano le loro visioni, i veggenti del vasto veggente, l’ispirato!” (Rigveda V. 81. 1).
Basta leggere, neanche studiare, qualche versetto del Rigveda per riconoscere subito lo Yoga; esso non ha mai avuto un campo di azione ben definito, ma ha sempre sconfinato e influito in ogni altro sistema filosofico e religioso hindu (e non hindu).
Ora i Veda e le molte successive scritture sacre hindu ci sono pervenute incomplete, mancanti sempre di qualche elemento più che sicuro; questo perché una volta in India e in parte ancora oggi, le tradizioni, le conoscenze, venivano tramandate oralmente anziché trascritte.
“Supporre e ricostruire” a questo punto un “sottostrato antichissimo” che va ben oltre i 6.000 anni citati diventa fin troppo ovvio; assegnare allo Yoga quindi 6.000, 10.000, 100.000 anni non ha importanza alcuna per il vero studioso. Con quanto detto sopra non vogliamo assolutamente dare allo Yoga una patina di antichità e perciò di rispettabilità. Non ne ha bisogno; lo Yoga è ben altro. Volevamo soltanto far notare come certe conoscenze siano atemporali, cioè sempre esistite in quanto parte del patrimonio universale.
Varie le ipotesi riguardo le origini dello Yoga.
Secondo alcuni studiosi furono gli Arii a portarlo nell’India, per altri fu un prodotto del luogo, per altri ancora nacque dalla fusione delle due civiltà e, secondo i miti hindu, fu insegnato dagli Dei (chissà chi erano poi questi Dei).
Per noi, a prescindere da chi l’abbia originato, altro non è che l’osservazione dei principi fondamentali della natura e della loro messa in pratica da parte dei Rishi (saggi). Infatti la parola Yoga, etimologicamente (Yug = unire), ci suggerisce l’Unione con il Tutto, la Natura, l’Assoluto.
Quindi, secondo una nostra definizione, lo Yoga non è solo ascetismo, ideologia, religione, filosofia. Esso, pur comprendendo tutti questi aspetti della Verità, è essenzialmente una tecnica scientifica, una scienza che insegna a vivere e che attraverso il metodo e la disciplina, conduce allo sviluppo ed al completo controllo della totalità dell’Essere umano: corpo, mente, spirito. Esso porta, tramite la purificazione fisica, morale e mentale, alla (ri)scoperta dell’IO (Anima o Spirito).
Definizioni dello Yoga ne sono state date parecchie: “Scienza dell’uomo integrale, disciplina psíco-fisica, sistema psico-tecnologico, psicologia applicata religiosa, sistema mistico, processo controllato d’introversione, procedimento sistematizzato ed organico effettuato nel proprio laboratorio interiore, trasformazione della mente finita nella Coscienza Infinita, sperimentazione personale invece che passività mistico-devota, tecnica di autoespansione, reazione contro la speculazione metafisica e il vuoto ritualismo, tendenza al concreto, esperienza del sacro”, e altre ancora.
Ma, fermo restando il nostro principio dell’osservanza della natura, in parole povere deve (attraverso lo Yoga), avvenire nella coscienza umana un progressivo e formidabile sfaldamento di molti dei condizionamenti acquisiti.
RAMI DELLO YOGA
I rami in cui si divide l’immenso oceano Yoga, sono innumerevoli. Tale è diventato come effetto dell’epoca che stiamo attraversando, il Kalì-Yuga.
Un tempo difatti vi era un solo Yoga, Maha-Yoga, così come vi era un solo Veda, un solo Dio, ecc. Man mano che i cicli si succedevano, lo Yoga cominciò e suddividersi, a moltiplicarsi, seguendo ed adattandosi alla progressiva degenerazione dell’uomo (ed anche ai molti temperamenti umani).
Secondo la Varahopanishad dal Maha-Yoga vennero due rami, lo Shuka ed il Vamadeva: chi praticava lo Shuka osservava le prescrizioni e le astinenze richieste, meditava e realizzava le Verità Ultime, da esso derivarono il Raja-Yoga, Jnana-Yoga, Bhakti-Yoga, Karma-Yoga; dal Vamadeva lo Hatha-Yoga e le altre ramificazioni, il Tantra, il Laya, il Mantra e affini.
Specifichiamo meglio con lo specchietto sottoriportato (Ewans-Wentz) i rami Yoga più importanti:
Divisione |
Dominio |
Controllo |
---|---|---|
1 HATHA
|
Respiro | Fisico e Vitalità |
2 LAYA
|
Volontà | Poteri Mentali |
A) Bhakti
|
Amore | Amore Divino |
B) Šakti
|
Energia | Forze Energetiche Naturali |
C) Mantra
|
Suono | Vibrazioni Sonore |
D) Yantra
|
Forma | Forme Geometriche |
3 DHYANA
|
Pensiero | Processi dei Pensieri |
4 RAJA
|
Metodo | Discriminazione |
A) Jnana
|
Conoscenza | Intelletto |
B) Karma
|
Attività | Azione |
C) Kundalini
|
Energia | Forza Psichica-Nervosa. Fuoco |
D) Samadhi
|
Sé | Estasi |
Ci sono altre sotto-suddivisioni della Yoga che potrebbero essere menzionate, ma ciascuna di esse è soltanto un aspetto specifico di alcune parti dello Yoga qui classificate.
Dal momento che il Dhyana-Yoga è comune a tutti i tipi di Yoga, questa classificazione può essere ridotta ad una classificazione tripartita, vale a dire, Hatha-Yoga, Laya e Raja-Yoga.
Ciascuna porta al controllo perfetto e ferreo di uno dei triplici e singoli aspetti dell’uomo: il primo, di quello fisico; il secondo, di quello mentale; il terzo dì quello spirituale. Visto così, come un sistema unitario divisibile in tre parti, ciascuna parte unita ad una delle tre parti principali del microcosmo-uomo lo Yoga si presenta come l’unica scienza completa di psicologia umana di cui il genere umano sia a conoscenza. La psicologia occidentale è fin troppo immatura per essere considerata una scienza dell’uomo che “tutto-abbraccia nel senso in cui è intesa dallo Yoga.“