MENEIN – RIMANERE
“Rimanete in Me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sè stesso se non rimane nella vite, così neppure voi se non rimanete in Me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me e Io in lui, porta molto frutto.”
Giovanni XV, 4-5.
In occasione delle “ricorrenze” più disparate, si osserva in diversi allievi una sorta di diaspora (dispersione). In un crescendo continuo di frenesia, ci si “aggrega”, più o meno casualmente, con altri “aggregati” per passare le feste. Tali momenti festivi, sono veramente importanti. Ma chi ne conosce il valore e il simbolismo profondi? Occorre staccare la spina, ma, certamente con coscienza. Chi sa padroneggiare le “ricorrenze”? Chi sa dominare le proprie ricorrenze, le inutili ripetizioni individuali?
Il brano riportato dal Vangelo è altamente significativo. “Rimanere” (in greco), con un Maestro è un’azione estremamente dinamica che “porta frutto” – Denota intimità, connessione, “dimorare”, non ha il significato statico come è inteso normalmente nella nostra lingua.
Nel sanscrito tale termine viene dalla radice “Stha” – Significa come verbo stare fermo, stare, rimanere, esistere, essere presente – Come aggettivo che sta, che sta fermo, situato – Altri termini che ne derivano, come sthanu, stanno a significare al singolare maschile palo, colonna, pilastro. Ancora sthairyam sta per fermezza, solidità, stabilità.
Il vero adhikarin, sa dove è lo Spirito – non viene invaso dalle ricorrenze. È un individuo che vive e mantiene un grado apprezzabile di equilibrio.