Il Tessuto dell’Universo
La Vibrazione Nada
di Mario U. Verri
Edito da Edizioni Centro Purna Yoga
Anno 2019
La forza dello Yoga sta nell’offrire all’essere umano la conquista di se stesso, della sua pienezza fisica, energetica e mentale, fino all’essenza più profonda. È una disciplina evolutiva la cui origine si perde nel mito, trasmessa nei millenni da grandi maestri che hanno tracciato questa via ben consapevoli delle difficoltà del cammino, ma padroni dei passi necessari al superamento degli ostacoli. Di questa tradizione è stata lasciata una vastissima testimonianza e lo sconfinato campo di conoscenza continua ancora oggi a ispirare gli studiosi e i praticanti, tanta e tale è la ricchezza degli insegnamenti codificati da menti eccelse, attuali oltre ogni tempo.
In questa luce nasce il quarto e conclusivo volume che il maestro Mario Verri ha voluto dedicare al commento di un’opera cardine della corrente Hatha Yoga, la Hathapradipika del saggio Sri Swatmarama Yogindra (XIV secolo), una vera e propria summa che definisce con metodo le tappe per la Realizzazione. Completando il commentario della Hathapradipika, dopo i lavori su Shatkarma, Asana, Pranayama e Mudra, l’Autore chiude un poderoso studio teorico e pratico di oltre venti anni, accompagnando adesso il lettore nell’apprendimento delle ultime due Lezione di Swatmarama-Ji, quelle rivolte alle pratiche di Nadanusandhana e Kundalini-prabodham, ovvero all’esaltazione della potenza universale di Nada, la vibrazione cosmica matrice della vita e nucleo sonoro di ogni vivente. Siamo alle soglie del superamento di ogni vincolo e alla conquista di Moksha, quella libertà assoluta che è propria degli stati mentali più alti e integrati. Dopo un lungo cammino ecco il compimento di un processo di trasformazione totale dell’essere umano che finalmente può riconoscersi per quel che è, pura Vibrazione. “Yoga è il rivolgere la coscienza verso di/il Sé, al fine di percepire ed essere l’ultima Vibrazione, ovvero quella della Realtà”, così conclude il maestro Verri la trattazione di Nada, prima di inoltrarsi nel quinto breve capitolo finale volto al potere di guarigione della pratica yoga e al suo incontro con l’Ayurveda.
A dare forza ed efficacia a questo commentario contribuiscono peraltro alcuni tratti di grande utilità per il lettore e riferimenti solidi per chi intende approfondire. E a tal proposito è da rimarcare l’esposizione dei versetti (sloka) frutto di una traduzione personale dell’originale sanscrito, tesa a penetrare l’anima del testo antico e in grado di penetrare i significati di termini spesso interpretabili da molteplici angolazioni. Alla traduzione il maestro Verri affianca la nota delle diverse parole o allocuzioni chiave all’interno dei versi, per una comprensione a più livelli dei concetti, da quelli evidenti a quelli sottili e nascosti. Va ricordato infatti che la Hathapradipika, come altri testi sapienziali dell’antichità, è stata redatta seguendo un linguaggio intenzionalmente ermetico, con un messaggio di superficie accessibile alla prima lettura e un altro velato nei suoi contenuti più profondi, con codici e immagini simboliche che veicolano insegnamenti di tipo esoterico. Si tratta del Sandha Bhashya, ovvero del “Linguaggio del doppio intendimento”, che il maestro Verri affronta portando alla luce sprazzi di conoscenze nascoste. A questo si aggiunge il confronto dettagliato con i passi similari di altre opere della tradizione Hatha, e quindi l’offerta di ulteriori strumenti di riflessione per gli studiosi esigenti, in un dialogo ideale tra voci della stessa famiglia. Ad arricchire poi l’insegnamento, qualcosa che lo abbellisce poeticamente nella forma di brevissimi aforismi che l’Autore dissemina lungo il discorso, momenti di sintesi alla fine di ogni paragrafo a toccare l’animo e distendere la mente.
Ma ancora, alla fine di un percorso di tanti anni, guardando a tutto come a un quadro compiuto, oltre le righe e le parole, va riconosciuto all’opera del Verri un merito che si aggiunge alla validità intrinseca del commentario. Questo valore è racchiuso nella passione e nella dedizione allo yoga dell’Uomo e del Maestro, che si mostrano evidenti e cristallini nello spirito dell’opera così come nei quarantacinque anni di insegnamento, studio e pratica, nell’esempio, nella costante dedizione quotidiana al servizio di un fine che travalica l’esistenza materiale.
Fabrizio Ambrosi de Magistris