Gli otto fondamenti del Tai Chi
(Novembre-Dicembre 1984)
Il principiante all’inizio della pratica del Tai Chi commette diversi errori comuni; lo scopo di questo articolo è quello di aiutare l’iniziando ad evitarli.
Gli otto fondamenti sono:
1 – Esercitare la non-forza;
2 – Ideazione o contemplazione;
3 – Lentezza;
4 – Uniformità;
5 – Sfericità, circolarità;
6 – Vuoto o solidità;
7 – Respirazione;
8 – Integrazione – Un punto del corpo in movimento, tutto il corpo in movimento.
Vediamo in dettaglio i primi quattro.
1 – Esercitare la non-forza
Osservando i bambini abbiamo un chiaro esempio di questo concetto; quando gli stessi, ad esmpio, si chinano ad afferrare un oggetto, lo fanno utilizzando la forza necessaria, cosa che non fanno più gli adulti.
Nel Tai Chi, il principio base è di utilizzare una forza minima per controllarne una maggiore, dirigendo e utilizzando la forza dell’opponente, quindi non resistendovi. Usando la forza si contraddice il principio e ciò non è necessario, perciò durante la pratica del Tai Chi, bisogna essere sicuri che non si faccia uso di “forza non necessaria”.
La forza non necessaria è la forza utilizzata nel momento sbagliato; arrivare ad utilizzare la non-forza significa soprattutto utilizzare le ossa del corpo e quindi lo stretto numero di muscoli necessario. Arrivando alla fine della pratica quotidiana, il praticante di Tai Chi non ha dissipato l’energia e non è affatto stanco.
2 – Immagine mentale
Ogni movimento deve essere preceduto da una immagine mentale perfetta. Praticamente significa che deve esserci una priorità dell’ideazione del movimento rispetto all’esecuzione del movimento stesso.
Conseguentemente si ottiene:
a) riduzione di sforzi inutili;
b) adattamento del sistema nervoso per stimolare di riflesso il sistema muscolare (ottimo per chi combatte);
c) preparazione della via per una conoscenza profonda del Tao.
Prima di ogni allenamento la mente quindi deve essere all’erta, mentre il corpo è rilassato e con la sola giusta forza per mantenerlo.
3 – Lentezza
Un movimento affrettato impedisce alla mente di concentrarsi. La tendenza nei principianti è quella di affrettarsi. In genere si crede che, in un combattimento la vittoria vada a chi è più rapido.
Ma un praticante del Tai Chi sa che la rapidità da sola senza l’abilità di “comprendere” una forza dell’avversario non è poi così significativo.
“Comprendere” (Tung o Tong Chin) è l’abilità di intuire il movimento successivo dell’opponente attraverso un contatto fisico (generalmente mani e braccia) e rispondergli di riflesso: questo significa controbattere senza “pensare” la risposta; un valido esempio è la mano che si ritrae quando tocca un oggetto che scotta.
Altri raggiungimenti tramite la lentezza sono:
la “comprensione” di quali muscoli sono rilassati e quali no, la struttura del corpo, interdipendenza tra movimento lento e attenzione, visione della vastità di sensazioni, capacità di non “saltare” alcun punto del corpo, quindi “caduta” nelle profondità del corpo con conseguente stimolazione e risveglio del cervello ad un livello oltre la norma.
4- Uniformità
Con l’uniformità e uguaglianza nei movimenti si raggiunge la continuità.
La continuità non solo permette l’armonia, ma costituisce anche un importante fattore di non dispersione energetica.
Una frattura o interruzione di movimento è la breccia spazio-temporale attraverso cui l’avversario fisico o psichico penetra nelle nostre difese.
5 – Sfericità, circolarità
Il Tai Chi è un cerchio, pertanto tutti i movimenti devono essere circolari, come ad esempio le ruote dentate di un orologio che si muovono l’una con l’altra tramite attrito e moti circolari; questa rotazione va applicata alla vita.
Se mi arriva un colpo diretto (fisico o psichico) io devo schivare e ruotare, ad esempio braccio contro braccio, l’efficacia è maggiore. L’arte del tai è quindi l’arte dei movimenti circolari. Bisogna eseguirli con tutto il corpo, mani, polsi, gomiti, spalle, busto, vita, ginocchia, piedi e ogni giuntura.
All’inizio della pratica il principiante dovrà eseguire cerchi più ampi mentre con l’avanzare della stessa l’ampiezza dei cerchi si ridurrà.
6 – Vuoto e solidità
L’error più comune per lo studente di tai è l’incapacità di distinguere tra solidità e vuoto; queste due caratteristiche dovrebbero essere presenti in tutto il corpo ed in ogni movimento.
La non discriminazione porta agli errori della “doppia pesantezza” o”dell’unica pesantezza” che una volta commessi conducono a perdite di equilibrio e prontezza operativa.
Cos’è la doppia pesantezza?
E’ il peso egualmente distribuito su entrambi i piedi e il centro di gravità in mezzo. In tale posizione, se si desidera avanzare o retrocedere bisogna sempre re-distribuire il peso facendolo sopportare ad un unico piede. Nell’intervallo della redistribuzione, l’opponente può penetrare. L’ideale è mantenere il 60% del peso sul piede “solido” e il 40% sul piede “vuoto”. E’ altrettanto ovvio che non bisogna lasciare l’intero peso del corpo su un piede solo.
Il Maestro Wang Chung-Yueh disse:
“Più di un devoto che ha dedicato anni alla pratica e che non conosce come manipolare se stesso e che è controllato da un opponente, deve questo al fatto che è ignorante dell’errore della doppia pesantezza. Per evitare questo errore si dovrebbero conoscere i principi di Yin e di Yang, lo Yin è inseparabile dallo Yang e lo Yang dallo Yin”.
Commentando quanto detto sopra, quando si afferma che lo Yin deve personificare lo Yang e che lo Yang deve personificare lo Yin, ciò significa propriamente che il Vuoto deve dare corpo alla solidità e la Solidità deve dare corpo al vuoto.
La spiegazione qui data interessa però solo i piedi. In realtà doppia pesantezza e pesantezza unica sono un fenomeno che si manifesta in ogni parte del corpo umano. Bisogna essere molto attenti mentalmente sia negli esercizi a solo che di coppia, per cogliere esattamente i periodi di transizione ed evitare così perdite di equilibrio.
Per finire si andrà poi oltre la fissità di forma e aderenza ad una iniziativa avendo solo risposte istantanee.
7 – Respirazione
Quando l’iniziando si trova a suo agio nelle forme allora può coordinare movimenti e respirazioni; bisogna mandare a fondo il respiro nel Tan Tien, la cosiddetta respirazione addominale.
La respirazione deve essere lenta e spontanea, profonda, lunga, uniforme e calma. Dopo lunga pratica avendo la mente diretto il Chi al Tan Tien, si ha un abbassamento del diaframma, quindi del centro di gravità e un conseguente aumento della stabilità.
Infine si coordina il tutto.
L’inizio di un movimento è accompagnato da una inspirazione, quello finale da una espirazione. Contraendo (il movimento) si inspira, espandendo si espira.
Se si avanza, espirare, se ci si ritira, inspirare.
8 – Un punto del corpo in movimento, tutto in movimento
Durante la pratica del Tai Chi ogni movimento dovrebbe essere accompagnato da un movimento del corpo nel suo insieme. Tali movimenti sono generati dall’interno verso l’esterno (mentalmente) e dall’alto verso il basso.
I manuali di Tai Chi dicono:”I piedi agiscono come le radici, stimolati dalle cosce, controllate dalla vita e manifestate dalle dita”. Infatti tutti i movimenti che originano dalla vita se diretti verso il basso arriverebbero alle dita. Solo allora tali movimenti somiglierebbero a quelli di un serpente. Per raggiungere un’armonia in tutti i movimenti, bisogna coordinare arti superiori ed inferiori.
L’errore di molti è quello di muovere gli arti inferiori prima di quelli superiori. Nelle arti marziali questo è uno sbaglio enorme perché la forza così creata è solamente quella degli arti superiori.
Anche la vita e le gambe sono spesso in disaccordo; per ovviare a tutti questi difetti occorre essere molto attenti alla discordanza tra vita e cosce e mirare sempre ad una coordinazione del corpo considerato come totalità.
I risultati non tarderanno ad arrivare.
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