Buongiorno a tutti! l’articolo di sopra è molto bello. Vi faccio i miei complimenti.
Personalmente adoro il messaggio dell’Advaita, così semplice ed illuminante che, talvolta approfondendo un autore, che porta avanti una sua visione, si sviluppano alcuni suoi aspetti particolari e si rischia di non cogliere l’ovvietà a monte. Vorrei dare un piccolo contributo riassumendo il concetto di base dell’Advaita con un linguaggio accessibile.
C’è un unica sostanza, lo spirito eterno. Questo spirito eternamente “è” ma non si auto percepisce. Per percepirsi infatti bisogna essere almeno in due, c’è bisogno di un soggetto che vede un oggetto. Allora lo spirito si organizza in mille forme viventi, dotate di sensi tra le quali l’uomo.
Perchè lo fa? Per potersi percepire, conoscersi e fare esperienza di se, proprio tramite i sensi di queste forme viventi. Un esempio: L’uomo mentre vive in un ambiente diversificato, vede, sente tocca, il cane che a sua volta fa lo stesso con l’uomo, così vale per la capra, che esperisce la rondine ecc. Questa interazione continua è tutta un illusione perchè alla fin fine è lo spirito che vede se stesso tramite le forme viventi che ha creato. Compreso? Spero di si!
Adesso però viene il bello. In tutto questo gioco apparente, si genera un grave inconveniente.
Le forme interagiscono e si prendono sul serio, dimenticandosi di essere solo oggetti nelle mani dello spirito, si credono indipendenti ed autonome. In particolare l’uomo si crede indipendente e a se stante, si sente separato e per questo minacciato. Per questo motivo soffre. Per uscire da questa condizione (dovuta ad una erronea interpretazione) egli si pone degli scopi, lotta per obiettivi propri e soffre nella vita per ciò che non gli va bene. Ma questa lotta non fa altro che peggiorare le cose, perchè parte dal presupposto di un essere separato. L’Advaita afferma che per smettere di soffrire si debba uscire dall’illusione di essere soggetti a se stanti, riconoscere la verità di un unico spirito. Nel momento in cui ci si renderà conto di essere solo una forma che lo spirito si è data, scomparirà la soggettività e la sofferenza individuale che a lei si lega. Una volta compreso che l’uomo è in realtà spirito eterno, l’essere umano tornerà al vero Se. Con tale ritorno ogni sofferenza cessa in quanto non appartiene a nessuno, non è mai esistito nessun individuo separato ma solo lo spirito eterno, l’unica Coscienza. In questo senso veramente nessuno nasce e nessuno muore.
Un caro saluto.
Prezioso articolo!
Grazie!
Buongiorno a tutti! l’articolo di sopra è molto bello. Vi faccio i miei complimenti.
Personalmente adoro il messaggio dell’Advaita, così semplice ed illuminante che, talvolta approfondendo un autore, che porta avanti una sua visione, si sviluppano alcuni suoi aspetti particolari e si rischia di non cogliere l’ovvietà a monte. Vorrei dare un piccolo contributo riassumendo il concetto di base dell’Advaita con un linguaggio accessibile.
C’è un unica sostanza, lo spirito eterno. Questo spirito eternamente “è” ma non si auto percepisce. Per percepirsi infatti bisogna essere almeno in due, c’è bisogno di un soggetto che vede un oggetto. Allora lo spirito si organizza in mille forme viventi, dotate di sensi tra le quali l’uomo.
Perchè lo fa? Per potersi percepire, conoscersi e fare esperienza di se, proprio tramite i sensi di queste forme viventi. Un esempio: L’uomo mentre vive in un ambiente diversificato, vede, sente tocca, il cane che a sua volta fa lo stesso con l’uomo, così vale per la capra, che esperisce la rondine ecc. Questa interazione continua è tutta un illusione perchè alla fin fine è lo spirito che vede se stesso tramite le forme viventi che ha creato. Compreso? Spero di si!
Adesso però viene il bello. In tutto questo gioco apparente, si genera un grave inconveniente.
Le forme interagiscono e si prendono sul serio, dimenticandosi di essere solo oggetti nelle mani dello spirito, si credono indipendenti ed autonome. In particolare l’uomo si crede indipendente e a se stante, si sente separato e per questo minacciato. Per questo motivo soffre. Per uscire da questa condizione (dovuta ad una erronea interpretazione) egli si pone degli scopi, lotta per obiettivi propri e soffre nella vita per ciò che non gli va bene. Ma questa lotta non fa altro che peggiorare le cose, perchè parte dal presupposto di un essere separato. L’Advaita afferma che per smettere di soffrire si debba uscire dall’illusione di essere soggetti a se stanti, riconoscere la verità di un unico spirito. Nel momento in cui ci si renderà conto di essere solo una forma che lo spirito si è data, scomparirà la soggettività e la sofferenza individuale che a lei si lega. Una volta compreso che l’uomo è in realtà spirito eterno, l’essere umano tornerà al vero Se. Con tale ritorno ogni sofferenza cessa in quanto non appartiene a nessuno, non è mai esistito nessun individuo separato ma solo lo spirito eterno, l’unica Coscienza. In questo senso veramente nessuno nasce e nessuno muore.
Un caro saluto.
Grazie Claudio! Il Maestro è d’accordo con te…..Om Shanti